"Kulturize 2013"
Un sentito ringraziamento a Carlo Pepi per avermi messo a disposizione questa interessante intervista rilasciata alla rivista on-line Kulturize nel 2013, in seguito all'arresto del presidente degli Archivi Legali. Grazie a Pepi anche per le documentazioni che troverete in questa pagina e ad altre che verranno pubblicate in altre occasioni.
Quando ha capito che Parisot e il suo gruppo realizzavano dei falsi Modigliani?
Nel contesto del Centenario della nascita di Modigliani c'era stata una mostra in Spagna e successivamente a Torino poi a Napoli con il contributo operativo degli Archivi Modigliani. In queste mostre erano presenti delle opere anomale che non mi convincevano; pensai che si trattasse solo di una differenza di opinioni e che ci fosse buona fede essendo presente Jeanne Modigliani, figlia dell'artista. Nella mostra di Napoli presi contatti con Jeanne, Parisot, Guido e Giorgio Guastalla e mettemmo assieme un sodalizio con l'intento di aiutare Jeanne a tutelare la memoria del padre. Durante il 1984, anno del Centenario della nascita dell'Artista ci incontravamo, ci telefonavamo, ci scambiavamo opinioni e programmi.
Realizzai personalmente varie iniziative a Livorno: proposte al Comune, conferenze, realizzai assieme all'Associazione Livorno Nostra un elisir d'artista con riprodotta nell'etichetta un'opera di Modigliani ecc.
Nell'estate inizia la mostra organizzata dal Comune a Villa Maria ed io sollevai la questione del falso ritratto a Picasso e di una falsa scultura, oltre a varie opere di discutibile levatura che non dovevano, a mio avviso, essere esposte per una ricorrenza così importante. Jeanne Modigliani da Parigi mi venne in aiuto intervenendo e confermando la mia opinione. Il 24 Luglio pescarono due teste nel fosso antistante i mercati generali ove Modigliani aveva scolpito durante l'estate del 1909. Appena riuscii a vederle mi accorsi che erano dei falsi eseguiti da due mani diverse e lo dichiarai immediatamente al museo e pubblicamente in molti incontri.
Il 26 Luglio Jeanne mi scrive quella che sarà l'ultima sua lettera, ove mi diceva che sarebbe venuta in Italia ed esprimeva la volontà di fare gli archivi a Livorno e di voler introdurmi tra i membri.
Il 27 mattina Parisot mi telefona dell'avvenuta morte di Jeanne a seguito di una caduta dalle scale.
Poco dopo esce il libro: "Jeanne Modigliani: racconta Modigliani", con prefazione di Parisot, edito dalla Graphis Arte dei fratelli Guastalla. Anche in questo libro comparivano opere di cui non condividevo l'autenticità continuai a pensare a un problema solo di differenti opinioni.
A quel tempo presi in affitto la Casa Natale Modigliani in via Roma 38 a Livorno e vi feci un centro studi; poi si stabilì assieme a Parisot ed i fratelli Guastalla, di creare gli Archivi Legali anche in Italia e concessi di fare lì la sede legale.
Nel 1988 vidi nella galleria Guastalla le bozze di un libro che Parisot assieme ai fratelli Guastalla andavano facendo e sfogliandolo vidi che c'erano molte opere di cui non condividevo affatto l'autenticità. Sollevai il problema, mi dissociai oltre che verbalmente anche per scritto, ma non venni ascoltato ed il libro fu pubblicato con il finanziamento della Cassa di Risparmi di Livorno.
Qual'è stata la sua reazione? E le conseguenze?
Fu a quel punto che cominciarono gli insanabili dissidi tra noi, fino ad arrivare al punto che il 10-09-1990 mi dimisi con atto notarile dagli Archivi e lasciai la Casa Natale che avevo fondato e diretto. Da quel momento comincia a criticare le varie mostre che continuavano ad essere realizzate ed i relativi cataloghi. Non ho mai smesso di far presente ai quattro venti che Modigliani stava producendo più da morto che quando era in vita. Purtroppo la mia voce si è persa nel deserto e non sono stato ascoltato. Si preferisce ascoltare qualche ciarlatano che accumula cantonate una dietro all'altra, nessuno ci fa caso e si continua andare avanti così, anzi si affidano a loro incarichi sempre più prestigiosi e sempre più si invitano a dare la loro errata opinione in tutte le televisioni !
Un giorno mi furono mostrati due disegni fatti e firmati Christian Parisot: mi venne un colpo! Erano eseguiti con la stessa grafia di quella del falsario; proprio di quello che stava via via eseguendo dei Modigliani post-mortem. Fu a quel punto che mi divenne tutto chiaro.
Ecco le persecuzioni subite, le mie fondate azioni finite sempre con il nulla di fatto.
Ma quello che più mi ha amareggiato è il fatto di essere stato perseguitato da persone delle Istituzioni; ossia da coloro che avrebbero dovuto essere al mio fianco e troncare questo continuo malaffare.
Ecco che quando ho dichiarato autentiche le sculture del carrozziere livornese, sono stato perfino processato riuscendo a svergognare le più alte cariche istituzionali che del resto avevano già preso l'abbaglio per le teste dei fossi. Ma al peggio non c'è limite e quando le sculture erano autentiche, con molta coerenza, ossia quella di non indovinare mai, le hanno dichiarate false non contente mi hanno anche processato!
Come mai, secondo lei, solo dopo tanti anni si è riusciti a bloccare le azioni di Parisot ?
Per la verità ormai non ci speravo più proprio perché ritengo che i grandi esperti non riescono a distinguere un asino da un cavallo, oppure sono corrotti e conniventi. Viene dato credito ed esiste una sorta di ammirazione per i venditori di fumo, per i ciarlatani, per coloro che sei vai a vedere, hanno sempre espresso giudizi sbagliati. L'arte in genere, trovandosi in un ambito ove circolano cifre da capogiro, viene presa come una mucca da mungere In genere gli addetti ai lavori sono protesi a fare soldi. Anche le Istituzioni sono rimaste contagiate da questo giro vorticoso, altrimenti non saprei spiegarmi le persecuzioni subite a causa della mia solitaria lotta ai falsari. Non per niente sono stato nominato “Il don Chisciotte dell'Arte”. Si, proprio colui che fa le battaglie contro i mulini a vento. Ma questa volta sembrerebbe una battaglia semi-vinta. Intanto bisogna vedere come va a finire, poi ci sarebbero i fiancheggiatori che non so se sono rimasti o meno nelle maglie della Giustizia. Anche molti collezionisti sono mossi dal miraggio dei soldi ed agiscono in funzione di fare un investimento; accecati da questo non guardano all'arte vera, ma a quella sbandierata dai mas-media, quella alla moda, quella che li può far guadagnare. Per mia fortuna l'ho tenuta solo come una passione, come una missione da compiere e non ho mai voluto guadagnare da essa. Ho rinunziato fino a 2,5 milioni di euro che un industriale tedesco mi ha offerto per un'autentifica., Il quadro per me era falso, se lo avessi ritenuto autentico, lo avrei autenticato gratuitamente, com'è mia norma.