di Carlo Carrà
Apparteneva alla categoria dei romantici a vita. Quando io lo conobbi nel gennaio del '912 le privazioni lo avevano già penetrato fino all'osso. Alle volte gli pareva d'esser giunto al limite estremo. Ma da quella coscienza raffinata che era assorbiva in silenzio la sua amarezza e di essa se ne saziava tanto da risentire infine quasi una specie di ebbrezza. Sentiva anche che la sua condizione non poteva essere diversa. Per cambiare la sua vita avrebbe dovuto diventare un uomo ordinario. Cosa cotesta che gli faceva schifo solo a pensarlo. Perciò fino alla fine della sua vita - che del resto fu abbastanza breve - egli continuò a guardare la gente di sbieco. Strano carattere. Arioso e opaco. Nella i conversazione spesso sbolliva in cocenti arrabbiature, che potevano anche sembrare artificiose a chi non lo conosceva. Alle volte la parola gli usciva gelida e lucida. Insomma, Amedeo Modigliani formerebbe un tema eccellente per una di quelle biografie romanzate in uso oggidì, Ma io non debbo qui tracciare l'esistenza di questo nostro artista la cui fama, mercé l'abile organizzazione mercantile parigina, è ormai universale. . Prima di lasciare l'Italia nel '906, trascorse qualche tempo a Capri, a Roma, e a Venezia. A Parigi subì in principio l'influenza dei cosiddetti « Fauve » e dei « Cubisti»; né di ciò è da stupirsi dato che allora egli era pressoché alle prime esperienze. L'arte sua vera verrà poi. Egli troverà sé stesso negli ultimi tre anni della vita, che si chiude il 25 gennaio 1920. Due anni dopo la morte, Vittorio Pica, sfidando le ostilità dell'intero Consiglio Direttivo delle biennali, espone a Venezia dodici dipinti, ed è uno scandalo. Per dare un'idea del tono con cui allora sì parlava in Italia di Modigliani, ecco alcuni spruzzi di Enrico Thovez, che, come ciascuno sa, fu uno dei nostri critici più autorevoli. « Dinanzi alla mostra postuma di Amedeo Modigliani ho pensato con quale immenso stupore tra pochi anni si considererà che questi dodici dipinti sono stati esposti in un'esposizione d'arte. Sono do-dici teste goffe e sbilenche, quali può disegnarle e tinteggiarle un bambino di cinque anni, che non abbia assolutamente alcuna disposizione al disegno ». Oggi, però, non dodici, ma quaranta dipinti più un centinaio di disegni raccoglie l'Esposizione di Venezia, e, sia pure fra: contrasti, Modigliani trionfa. Di questo suo trionfo, noi che gli fummo amici non antagonistici, per quanto seguaci di principi estetici differenti, go-diamo. Ma di ciò non sarò io a stupirmi, chè nel '922 scrivevo :, « Che importa se la gente grossa sorride di commiserazione davanti alla « Donna dal nastro azzurro », a « Le mani incrociate », a « La baronessa Mettingen » e a quella « Zingara » dipinta su tavola armonizzata in toni grigi, terrarossa e nero variato ? Per noi Amedeo Modigliani ha portato nella moderna pittura italiana ed europea un abito di sentimentalità veramente squisito. Nelle sue immagini femminili vi è un senso botticelliano che ci conquista, e che non dovrebbe sfuggire a nessuno ». E ancora : « Chi vede in queste sue pitture gli aspetti meccanizzati della cultura, le masse grezze d'una materia immota e non trasformata, anziché una costruzione rivelata in una realtà consapevole e legittima, non può intendere quest'arte sconsolata e seppur satura di dolcezze infinite ». Arte sconsolata e pur satura di dolcezze infinite. Questo è ancor oggi il mio pensiero. Ma per plaudire alla pittura di Modigliani; non c'è bisogno di attribuirle delle grandezze che non le appartengono ; né c'è bisogno di velare la verità con ridicole restrizioni mentali. Riguardo alla prima proposizione, dirò che vi è chi oggi non vede che Modigliani in tutta la pittura contemporanea italiana.
Cotesta opinione è falda e offensiva, In quanto alla seconda proposizione, non debbo nascondere che nell'arte del livornese vi sono elementi caduchi, dovuti forse all'ambiente in cui visse il pittore, ma pur sempre, criticamente negativi. Voglio dire che, se da una parte Parigi ha giovato al nostro artista, dall'altra gli ha infiltrato nelle vene un certo che di decadente perfettamente consono allo spirito artistico francese contemporaneo. In sostanza, non da oggi, io considero Parigi come un ambiente diabolico, come una Sirena che ammollisce l'anima. Con tutto ciò non si nega affatto che il processo elaborativo da cui Modigliani traeva le ragioni più profonde della sua arte sia degno di rimarco. Anzi, pensando appunto alla vita ch'egli ha condotto si ammette che la sua opera contiene un raro esempio di rettitudine estetica e morale. Ma passiamo ad altro, ché non è qui il luogo per vedere le opinioni altrui sull'arte di Modigliani, sibbene come si inquadrarono quelle del Modigliani nella realtà delle opere. Per chiarire i punti di merito della pittura del livornese, dobbiamo intendere gli impulsi vitali e quell'aura di grandezza idealistica che è pur sempre il carattere dello spirito artistico italico. L'impostazione pittorica resta nella sua essenza italiana. Questo è in sostanza quello che conta. Dove risente dell'influenza francese è nel concetto dell'eleganza, che egli applica pertanto con andatura personale. Cotesto è il punto più sensibile e occorre andar cauti. A primo acchito certi suoi « Nudi femminili » sembrano inscritti nel rabesco matissiano. Ad una ulteriore indagine l'apporto si modifica sensibilmente, fino a dimenticarlo. Allora più che a Matisse si pensa ai trecentisti senesi. Allora si vede chiaramente che, a differenza dei francesi che sono sempre sensisti, la realtà naturale non è che uno stimolo per Modigliani. In altri termini, si direbbe che il nostro pittore non cerca che delle equivalenze del mondo reale. E che sia non molto tratto alle cose, lo provano i suoi ritratti, dove non predominano i valori visivi, ma l'intima significazione del carattere. Osservate l'« auto-ritratto » della Coll. Gualino, che è 'luitimo suo lavoro. Alla penultima fase appartengono i ritratti del pittore Soutine e del sig. Zborowski, della raccolta Pellequer. Fra i quadri di composizione, i più vivi e sostanziosi sono, a mio parere, la « Maternità » della Coll. Dutilleul, e « Bimba in piedi » della Coll. Netter. Ho detto che Modigliani cerca soltanto delle equivalenze e gli accenti allusivi dei reale, ma va aggiunto che egli trova le sue equivalenze nella significazione plastica dei piani. Per questo non è da includere fra i pittori letterari. Chi lo crede tale, mostra di non aver inteso il problema di Modigliani nella sua concretezza. In altre parole egli cerca lo stile. Questa è la sua maggiore preoccupazione. Ma cerca lo stile non nelle luci o nelle ombre, non nel colore, ma nella linea che a lui interessa nei suoi diversissimi aspetti. La sua pittura non è quindi di tono, né di chiaroscuro alla maniera dei veneziani, bensì, come dicemmo, improntata al modo degli antichi senesi. Il problema di superficie domina sul problema di profondità. Teoricamente si può affermare che si tratta di umanesimo pittorico. Per questo, quando raggiunge l'eccezionale plastico, ci rivela tutto un ordine spaziato di sensazioni. Tempo e spazio sono soppressi. Il punto centrale resta dunque la « visione », che è il fatto fondamentale dell'arte. Ed è appunto perché Modigliani ha un concetto espressivo da far valere che la sua forma assume aspetti che urtano l'osservatore comune. Giudicare la portata storica di quest'opera, non è cosa possibile per ora. Quello che possiamo dire senza tema di errare è che essa occupa oggi uno dei primi posti nella gerarchia che la critica contemporanea delle arti figurative s'affatica di stabilire. Il destino di questo nostro artista parve a molti d'una inaudita crudeltà. A me però sembra che tutto quello che ha sofferto Modigliani sia stato necessario. Gli elementi di grandezza che egli ha perseguito e in parte raggiunti folrse avevano bisogno di tanta sofferenza per germogliare. Un'ardente sensualità ondeggia nell'idealismo del Modigliani. In ciò noi vediamo uno dei caratteri del semitismo di Modigliani. Ed è in questo dissidio chje io vedo il dramma spirituale dell'ebreo-moderno. Da questo traguardo Amedeo Modigliani mi s'assomiglia a Vaihinger. Si è detto anche che la pittura del Nostro contiene un fascino indecifrabile; ma noi sappiamo bene che buona parte del mistero che comporta la nascita di tutte le opere d'arte resta indecifrabile. Anche questa è una constatazione che ha il suo significato. A noi del resto è sufficiente percepire che dalle forme di Modigliani scaturiscono le vibrazioni della poesia sensibile e che da esse si sprigiona una sostanza fatta cielo e di terra, di realtà e di sogno. Quando una pittura ci dà quest'impressione essa ha diritto di riscuotere l'ammirazione dell'uomo.
Carlo Carrà