Amedeo Modigliani
Il ne pécha jamais contre la beauté mettant dans sa vie une cadence, un ordre de maudit. Florent Fels
Fra i tipi più singolari d'artisti che abbia prodotto l'attuale generazione occupa certamente uno dei posti migliori il livornese Amedeo Modigliani, esaltato sul finire del suo tormentato cammino in Francia, ignorato ancor oggi quasi completamente in Italia. Quando nel 1922 Vittorio Pica allestì alla 13" Biennale Veneziana una piccola mostra personale del Modigliani quale tentativo di postumo riconoscimento del valore di un giovane che tanto interesse aveva suscitato in terra straniera, il fatto provocò lo stupore, staremmo per dire l'ira di non pochi critici. I pin benevoli mitigarono l'importanza dell'avvenimento, altri non gli vollero riconoscere alcun merito, e negarono perfino al Modigliani la serietà degli intenti artistici. Una farsa addirittura veniva giudicata, da parecchi, tutta la sua produzione. Non ricordo infatti d'aver trovato riprodotte opere sue su riviste di una certa importanza, ne d'aver letto critica che invogliasse a conoscere e comprendere un artista pur tanto personale e significativo. L'incomprensione circonda infatti assai spesso il vero valore. Già Baudelaire scriveva: «Nous savons que nous serons compris d'un petit nombre mais cela nous suffit». Così sarà bastata a Modigliani l'amicizia di Utrillo, Lipchitz, Soutine; Kisling, Derain, Vlaminck, Cendrars, Cocteau, Salmon, Carco; e dell'ottimo trattore della «Rotonde», che all'avvicinarsi delle ore piccole soleva paternamente ammonirlo: «Modigliani tu as assez bu. Modì, to vas aller to coucher».
Le goût frénétique de l'homme pour toutes les substance, saines ou dangereuses, qui exaltent sa personnalité, témoigne de sa grandeur. Baudelaire - “Le Haschisch„...
Amedeo Modigliani nacque il 12 luglio 1884 in Livorno. Terminati gli studi ginnasiali si dedicò alla pittura, iniziatovi nella città nativa dal Micheli. Soggiornò in seguito per qualche tempo a Roma e a Venezia. Nel 1906 lasciò l'Italia per recarsi a Parigi, meta agognata di ogni spirito ribelle alle accademie e alle estetiche ufficiali. A Montmartre prese in affitto un misero studio e iniziò colà fra quattro squallide e nude mura la sua dolorosa carriera. Fece prima della scultura. Con arditezza giovanile scolpì direttamente nella pietra opere che risentono certo l'influenza del cubismo allora in voga, e, più ancora, della scultura negra generatrice di quello, ma the rivelano già un temperamento personalissimo, teste oblunghe dai visi funerei, piantate su colli simili a steli, spiranti uno strano fascino. Ben presto però si diede quasi completamente alla pittura. In molti suoi quadri di questo periodo è visibile ancora l'influsso cubistico subito nella scultura. Colli lunghi e contorti, visi pallidi e macilenti, danno un carattere spiccato alle sue tele. Modigliani deformava i suoi modelli, ne stirava in modo allucinante le linee, per un intimo bisogno di alleggerire, di spiritualizzare la materia, di ritrovarsi, di esprimere tutta la sua inquietudine nelle forme e nelle linee che ritraeva. Il freddo e la solitudine del triste studio lo spinsero fatalmente nelle bettole dove disegnava e beveva, beveva e disegnava : e il suo disegno non era torbido e confuso, ma di una purezza quasi ridente. E' questa la più bella prova che si è data una soverchia importanza all'influenza esercitata dall'alcool e dal haschisch sulla sua produzione artistica. E' innegabile che egli visse febbrilmente la vita parigina satura di miseria, di vizio, e di gioia, ma è pur vero che il suo felicissimo e sorgivo temperamento artistico avrebbe dato i suoi frutti anche indipendentemente da sovreccitazioni artificiali. Come sostenne giustamente il Salmon, Modigliani non ricorse agli alcools e agli stupefacenti per avere del genio, ma anzi cercò in essi un rifugio, una consolazione contro il greve fardello della sua inquieta genialità che spesso gli pesava come una condanna.
Le visage de Modigliani se creusait, comme vidé par dessous et les yeux prenaient une étrange beauté chez cet homme qui eut toujours une magnifique allure, et même sous l'habit brun taché de misère, de nobles inspirations. Florent Fels
Il carattere irrequieto di Modigliani, il suo ardore contenuto, si rivelano tutti nei suoi quadri. La sua natura si sfoga dipingendo e cerca attraverso linee contorte e tormentate, pennellate radiose e vibranti, la sua via.
Temperamento focoso, fa pittura focosa. Anima sensibilissima, subisce l'ambiente che lo circonda pur restando fedele profondamente a sé stesso. L'arte del Modigliani non poteva svilupparsi che nell'atmosfera parigina. Come il musicista libera attraverso misteriose associazioni di note i più intimi sentimenti della sua anima, cosi Modigliani rende, attraverso la sua pennellata, l'immagine precisa e sincera dell'essere suo. A differenza di molti che cercano il consenso dello spettatore, egli cerca soltanto quello del suo sensibilissimo istinto. Maturando, la sua produzione si fa però pin contenuta, la sua pennellata più carezzevole. La sua italianità si rivela in eleganza. Disegnatore eccellente è ricondotto, dal disegno, alla forma. La sua linea corre, non è rigida; non contorna soltanto la figura, ma la penetra: e linea e colori concorrono in una sola vibrazione. Ecco la ragione del ritmo lineare tanto manifesto nell'opera del livornese, e che è una delle ragioni del fascino che quest'opera sprigiona per chi la sappia intendere. Giacché un quadro di Modigliani non può che piacere o urtare. La personalità dell'artista spiccatamente aggressiva e autoritaria, non ammette accomodamenti. Per comprenderlo è indispensabile che lo spettatore sia dotato di quelle qualità visive e sensitive che facciano riscontro alla potenza emissiva dell'artista. In caso contrario, l'incomprensione è inevitabile. Da vero aristocratico della vita e dell'arte, non si interessa che ai valori assoluti, siano positivi o negativi: la mediocrità non lo riguarda. Ama e studia gli esseri che sentono il bene o il male basandosi soltanto sulla propria natura, indipendentemente dalla guida morale della moltitudine. Il così detto «bourgeois bienpensant» è un fenomeno che non lo riguarda. A tale proposito è interessante osservare con quali intendimenti d'arte dipinse la Giovane fantesca, quadro esposto a Venezia nel 1922. Non il lato materiale più o meno abbrutito della donna condannata a servire appare allo spettatore, bensì la dignità e - nonostante tutto - la regalità umana di un essere che fa parte dell'umano consorzio. L'anima ribelle e generosa dell'artista si rivela attraverso l'idealizzazione di un essere generalmente ritenuto inferiore: Modigliani è aristocratico: ma umano. La stessa nobiltà dolorosa, la stessa grandiosità tragica appaiono nel quadro. Il figlio del portinaio che, insieme col ritratto della moglie, nel quale l'artista ha trattato il soggetto con tale finezza di maestria da darci l'illusione di trovarsi dinanzi ad una Madonna (spiritualmente certo superiore a quelle di tanti vecchi e celebrati maestri), è una delle opere più commoventi del Modigliani.
Je suis belle, ô mortels! comme un rêve de pierre, Et mon sein, où chacun s'est meurtri tour à tour, Est fait pour inspirer au poète un amour Eternel et muet ainsi que la matière. Baudelaire “Spleen et Idéal„
Mirabili sopratutto nell'opera del Modigliani sono i nudi. Essi vanno distinti in due categorie. Nella prima vanno posti quelli in cui si sente come Modigliani avesse davanti a splendide modelle emozioni non solo spirituali ed artistiche, ma appassionate e carnali. Per non urtare il pudore ufficialmente, ed anche per non corre il pericolo di subire le sanzioni previste dall'Art. 339 del Codice Penale, ho creduto bene non riprodurre alcuno di questi nudi incriminanti. Nella seconda categoria van posti quelli, dirò così, più musicali e che anche riprodotti non possono in nessun modo turbare i sonni buon borghese. Non conosco “nudi„ di pittori moderni che mi diano la sensazione potente dell'intimità spirituale vissuta fra il pittore e la sua creatura, come quelli del Modigliani. Non si tratta qui soltanto della solita bellezza dosata di un certo sensualismo animale: l'artista ha trasfuso in essi il suo godimento estetico, e come un mistico prega davanti all'ignoto, così egli adora la donna e attraverso il suo disegno prezioso, la sua pennellata raffinatissima, ne fa rivivere tutta la dolorosa fragilità. .Sicché da taluni suoi nudi (come ad esempio quella dal titolo Nudo rosa) emana un senso assai più religioso ed estatico che da molti celebratissimi Budda di Angkor, di Ceylon, di Giava... Dicono che Modigliani abbia subito l'influenza di Pablo Picasso. Ma più che aver subito tale influenza, mi pare si sia giovato di quanto lo spagnolo già da tempo aveva raggiunto per arrivare alla semplificazione desiderata. La personalità artistica del livornese era cosiì potente che nessuna influenza può avere alterato in modo decisivo l'essenza e lo sviluppo del suo ingegno.
Ta gloire grandira de plus en plus. Moise Kisling
Compianto da tutti coloro che avevano avuto la fortuna di conoscere ed amare in lui l'uomo buono e generoso e l'artista mirabile, e lasciando inconsolabile una madre amorosissima che ne aveva intuito l'ingegno e seguito ininterrottamente il tragico cammino, Amedeo Modigliani moriva a Parigi il 25 gennaio 1920, nell'Hopital de la Charité. Le sue ultime parole furono: Cara Italia! Poco dopo lo seguiva nella morte la moglie. E voglio terminare queste mie note incomplete e sommarie con queste parole Che il pittore Maurizio de Vlaminck scrisse ne «L'Art Vivant» (del 1° novembre 1925). Elogio più prezioso non potrebbe essere tributato a un uomo e a un artista «Modigliani était un aristocrate. Son oeuvre entier en est le plus puissant témoignage. Ses toiles son toutes empreintes d'une grande distinction. La grossièreté, la banalité, la vulgarité en sont exclues. Je l'ai bien connu Modigliani. Je l'ai vu ayant faim, je l'ai vu ivre, je l'ai vu riche de quelque argent, jamai je n'ai vu Modigliani manquer de grandeur ni de générosité. Modigliani était un grand artiste».
Giovanni Sheiwiller
Milano, dicembre 1925
Le referenze bibliografiche e i proprietari di ciascun opera risalgono al 1950 come catalogati da Giovanni Scheiwiller