Cronologia delle sculture
Nonostante il numero nettamente inferiore di opere scultoree rispetto ai dipinti, la scultura rappresenta uno degli argomenti più intricati nella storiografia di Modigliani, poiché meno documentato. Le maggiori imprecisioni riguardano principalmente gli anni in cui l'artista ha scolpito e di conseguenza le datazioni delle singole opere a cui si aggiunge un ulteriore ostacolo costituito da una non precisa catalogazione dei disegni preparatori della raccolta Alexandre, divisi approssimativamente tra quelli «realizzati prima dell'aprile 1913» e dopo tale data. Se a quest'ultimo aspetto aggiungiamo il fatto che Modigliani ne ha datati pochissimi, diventa chiaro che tentare di ricostruire una cronologia corretta delle sculture attraverso questi disegni non porti proprio a niente. Le sculture di Modigliani necessitano di essere ben contestualizzate, prestando particolare attenzione a cogliere le influenze che hanno intrigato l'artista in determinati momenti della sua carriera, così come le affinità - e le differenze - tra loro: se questo procedimento verrà sviluppato correttamente, la giustezza della cronologia costituita sarà corroborata dalla progressione della tecnica scultorea dell'artista. Considerando che le datazioni delle sculture offerte dal Ceroni non sono state riconsiderate fino ai nostri giorni, se non sommariamente, possiamo dire con ragionevole certezza che questo lavoro non è stato ancora fatto. Il risultato lo abbiamo sotto agli occhi: nella maggior parte dei cataloghi (compresi quelli dei musei che ospitano opere di Modigliani), sculture realizzate senza ombra di dubbio a fine carriera risultano avere la stessa datazione di altre realizzate in piena fase sperimentale. In questa confusione, non certo nuova nella letteratura modiglianesca, proveremo a ripristinare un po' di ordine sulla parentesi dell'attività scultorea di Modigliani e sulla cronologia delle sculture prendendo in esame dei dati incontrovertibili per poi formulare delle ipotesi più possibilmente convincenti.
Modigliani, è risaputo, si avvicina alla scultura a Pietrasanta nel 1902, ma pensarlo scultore già a quella data sarebbe un errore grossolano (come immaginarlo già pittore ai tempi della scuola di Micheli), nonostante egli avesse realizzato la sua prima testa in grado di averlo entusiasmato al punto da chiederne degli ingrandimenti fotografici all'amico Gino Romiti. A parte questo manufatto il cui aspetto risulta impossibile da immaginasi - fino ad oggi quelle foto non sono mai venute alla luce -, non abbiamo neanche testimonianze di altre sculture realizzate dal 1902 fino all'approdo a Parigi, sebbene il "sogno di diventare scultore" fosse sempre vivo nella mente dell'artista anche durante gli anni all'Accademia di Venezia (1903 - 1905).
In realtà Modigliani diventa scultore a Parigi sotto la guida e l'influsso tecnico, ma anche espressivo di Brancusi, conosciuto grazie a Paul Alexandre all'aprirsi del 1908 e suo coinquilino alla Cité Falguière dall'aprile del 1909 fino al 1912, un luogo, comunque, dove Modigliani può aver scolpito insieme all'amico romeno già prima di stabilirvisi, eventualità, questa, che nessun studioso potrà mai disconoscere. Gli anni di frequentazione con Brancusi e della parentesi della pratica scultorea si intrecciano con quelli che legarono in una profonda amicizia Modigliani a Paul Alexandre dal 1906 al 1914. In questo terreno in cui ci stiamo addentrando, il mecenate e amico di Modigliani diventa quindi un testimone chiave; è infatti lui a fissare con sicurezza la data dell'abbandono della scultura dell’amico con l'ultimo ritorno in patria, quindi a fine giugno 1913. Accettando come valida questa testimonianza, possiamo tratteggiare la fine della pratica scultorea di Modigliani a Parigi, ma non la data d'inizio su cui le notizie che abbiamo a disposizione risultano deludenti. Tra le testimonianze sicuramente non confermate dobbiamo registrare quella del pittore Henri Doucet il quale racconta di sculture in legno realizzate nel 1908 che avevano le dimensioni delle traversine di legno utilizzate per la costruzione della metropolitana di Barbès-Rochechouart, la cui inaugurazione ebbe luogo il 21 aprile 1908. Se da una parte risulterebbe convincente immaginarsi un primo approccio alla scultura lignea prima di affrontare la dura pietra (tralasciando il primo approccio con il marmo a Pietrasanta nel 1902), dall'altra non abbiamo certezze riguardo alla presenza di tali sculture (Doucet parla di sculture al plurale) e l'unica testa in legno conosciuta - ammesso che sia autentica - è stata pubblicata da Jeanne Modigliani nel 1958 la quale, a ragione, sottolineava comunque che per le fattezze appariva di esecuzione posteriore (tra il 1911-12).
Passiamo ora ai dati incontrovertibili. Tra questi dobbiamo registrare le fotografie che ci permettono di dare una cronologia esatta alle sculture ivi riprodotte, come le foto delle 5 teste scattate nel 1911 nell'atelier Amadeo de Souza Cardoso in rue du Colonel Combes, dove Modigliani, con l'aiuto di Brancusi (che invierà una lettera di invito a P. Alexandre), allestirà una piccola esposizione inaugurata il 5 marzo. Grazie a queste fotografie possiamo dire con certezza che 3 teste su 5 sono state realizzate non oltre il 1911, quindi tra il 1910 e il 1911. Le altre due teste che compaiono in un'unica fotografia, non risultano ancora completate: una di queste - come vedremo - verrà esposta ultimata al Salon d’Automne del 1912 insieme ad altre 6 teste, l'altra fu acquistata da Chester Dale ed è oggi custodita alla National Gallery of Art di Washington D.C.
Riguardo ad una delle opere precedentemente citate occorre ricordare un episodio di grande rilevanza. Nelle pubblicazioni di Ambrogio Ceroni è presente una testa di cui l'autore assicurava che se ne erano perse le tracce dal 1925, ma circa 10 anni dopo l'ultimo aggiornamento del suo catalogo dato alle stampe nel 1970, riapparve in mostra; prima nel 1981 al Musée d'art moderne de la Ville de Paris, poi nel 1984 a Livorno alla mostra "Modigliani gli anni della scultura" allestita presso l'allora Museo Progressivo di Arte Contemporanea della città di Livorno (Villa Maria). Fu in quest'ultima occasione che Carlo Pepi fece presente agli organizzatori e a Maurizio Calvesi che tale opera non era la stessa Testa presente nella foto scattata nell'atelier Cardoso nel 1911, come assicurato, sia nel catalogo della mostra, sia dal Ceroni e che quindi, la testa immortalata nella foto dell'atelier del pittore portoghese era quella dispersa mentre l'altra non era altro che una copia maldestra di essa.
Nella famosa foto della sala XI del Salon pubblicata in "L'Illustration" si svelano 4 delle 7 teste che costituirono un "ensemble décoratif": la Testa venduta da Sotheby’s il 4 novembre 2014 (la prima sulla sinistra); la Testa di donna già esposta un anno prima nell’atelier Cardoso; la Testa conservata presso il Museo Staatliche Kunsthalle Karlsruhe; la Testa del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, mentre le altre tre sculture non presenti nella foto dovrebbero essere (ci fidiamo della bibliografia stilata dai musei che custodiscono due di queste teste e di una casa d'asta da cui l'altra è transitata) quelle riportate nel riquadro in basso a destra: la famosa Testa appartenuta ad Andrée Lévy battuta da Christie’s il 14 giugno 2010 (la prima a sinistra); la Testa in esposizione al Minneapolis Institute of Art anch’essa esposta, seppur non ancora ultimata, nell’atelier Cardoso nel 1911 e la Testa conservata alla Tate Modern di Londra. Sorprende l'inclusione di quest'ultima opera nella lista delle sculture esposte al Salon del 1912, ci saremmo aspettati al suo posto la Testa della National Gallery of Art di Washington D.C., ma né questo museo, né altri (collezionisti privati compresi), ha mai rivendicato questa prestigiosa esposizione per cui, non avendo in mano elementi che sostengono il contrario, ci fidiamo della bibliografia proposta dalla Tate.
Un'altra foto che ritrae una scultura insieme ad uomo che comunemente viene associato a Modigliani è quella conservata al Kimbell Art Museum. La foto sembrerebbe scattata effettivamente nel cortile della Cité Falguière quindi, tenendo presente che l'artista risiedeva in questo luogo fino al 1912 e che questa scultura non compare tra quelle esposte nell'atelier Cardoso, né può essere ritenuta di un grado di qualità inferiore ad esse, possiamo datare questa scultura tra il 1911 e il 1912, una tesi che trova sostegno grazie al raffronto con un'altra testa di cui parleremo in seguito.
La maggior parte dei biografi suggerisce concordemente che la Cariatide Inginocchiata, per anni abbandonata nel cortile della Cité in balìa degli eventi e del tempo, possa essere stata intagliata tra il 1913 e il 1914. Anche in questo caso, così come per la Testa del Kimbell Art Museum, dobbiamo tener conto che Modigliani lasciò la Cité nel 1912 per trasferirsi in Boulevard Raspail 216 e i due luoghi non sono proprio attigui, circa 25 minuti a piedi. Ipotizzare che Modigliani sia andato a più riprese nel cortile della Cité per terminare la sua cariatide risulta difficile da credere. A parte la distanza che separa i due luoghi, Modigliani era solito iniziare e finire un'opera senza mai tornarci sopra e se questa non veniva fuori come sperava, la distruggeva o la abbandonava sul posto. Non ci scordiamo la preziosa testimonianza di Paul Alexandre il quale raccontò di "aver salvato" i disegni della sua collezione dalla "mania" dell'amico di distruggere le opere che riteneva insoddisfacenti. Un'altra prova di questa inclinazione di Modigliani ci è pervenuta da poco dalle indagini scientifiche mediante raggi x high-tech sui dipinti di Modigliani che hanno rilevato la presenza di altri soggetti sotto la pellicola pittorica. "Scoperta" che ha suscitato un clamore abbastanza incomprensibile: se Modigliani ha agito in questa maniera, significa soltanto che l'opera in questione non stava venendo come desiderava. Per carità, è comprensibile lo stupore nel vedere emergere delle immagini inedite seppur allo stato «embrionale», ma sottolineiamo il fatto che si tratta di opere scartate dall'artista.
Tornando alla Cariatide Inginocchiata oggi al Museum of Modern Art (MoMA) di New York, al netto di quanto sopra esposto e sempre se il ragionamento risulti corretto, è molto probabile che fu completata dall'artista prima del trasloco in Boulevard Raspail e, conseguentemente, che passò del tempo prima che qualcuno ne apprezzasse la bellezza e decidesse di acquistarla.
In quel cortile Modigliani eseguì nello stesso periodo anche il Nudo in piedi della National Gallery of Australia di Canberra che, al contrario della Cariatide Inginocchiata del MoMA, non mostra danneggiamenti poiché fu venduta antecedentemente. In una foto scattata nel giardino della casa del suo secondo proprietario, l'imprenditore francese Jacques Guérin, la più grande scultura di Modigliani si mostra ancora ben integra accanto a un Pablo Picasso che appare onorato di essere immortalato accanto ad essa.
Il museo newyorkese custodisce anche un'altra scultura di cui viene assicurata la realizzazione nel 1915, tesi confermata anche nel catalogo della retrospettiva ad Amedeo Modigliani alla Tate Modern di Londra (23 novembre 2017 al 2 aprile 2018). Si tratta di una scultura non molto documentata, al punto che lo stesso museo che la ospita non è in grado di affermare se fu acquistata direttamente dall'artista o da Léopold Zborowski, una probabilità, quest'ultima, che lascia ancora più perplessi poiché l'unica testa della collezione del gallerista polacco, salvo errori, è quella ora in collezione The Henry & Rose Pearlman Foundation in prestito a lunga scadenza al Princeton University Art Museum. La datazione al 1915 avrebbe avuto un senso se questa fosse stata acquistata da Paul Guillaume poiché egli, subito dopo la morte dell'artista, ricordò che Modigliani continuò a scolpire fino a tale data (ipotesi non avallata da prove oggettive ma neanche impossibile). Per questi motivi e per la fattura di questa Testa rispetto alle altre già citate, possiamo ipotizzare che sia stata intagliata anch'essa intorno al 1912.
Paul Guillaume, che conobbe Modigliani nel 1914, viene ritratto in una foto con due teste sistemate sopra il camino nella sua abitazione parigina. Quella sulla sinistra, di cui è visibile soltanto il basamento ed una piccola sezione del profilo, è la Testa della Barnes Foundation di Philadelphia ed è riconoscibile attraverso la foto di profilo proposta dal Ceroni nella sua catalogazione del 1970. Dell'altra sembra se ne siano perse le tracce e, almeno da quanto riusciamo a vedere in questa foto, sembra appena sbozzata sul lato sinistro (forse incompiuta?). Chissà, magari un giorno potrebbe rispuntare fuori ultimata, e in questo caso dovremmo posticipare di qualche anno l'attività del Modigliani scultore fino al periodo Guillaume (confermando così la sua tesi), perché niente ci impedisce di immaginare che l'artista livornese, pur avendo abbandonato la scultura, non possa aver ripreso martello e scalpello in mano per terminare una sua creazione. Nell'attesa, sia per il fatto che questa testa compare insieme a quella acquistata dal grande collezionista d'arte statunitense, sia perché vicina come stile e concezione a quella della Tate, sembra plausibile datarle nello stesso periodo (tra il 1911 e il 1912), stessa datazione che possiamo dare anche alla Testa di donna venduta sempre da Paul Guillaume a Maurice J. Speiser oggi al Philadelphia Museum of Art.
Presso il Lille Métropole Musée d'art moderne, d'art contemporain et d'art brut (LaM) è custodita l'unica scultura in marmo esposta nel 1925 presso le Gallerie Bing di Parigi. Sembra che con questa Testa di donna, che offre dei particolari decorativi nuovi rispetto alle altre teste (dalla trattazione della capigliatura alla diversa lavorazione dell'epidermide volta a creare un netto contrasto con l'altra metà della faccia soltanto levigata), Modigliani abbia voluto mettersi alle spalle tutta la produzione precedente, dalle fonti primitive, brutali, ai più classici ed eleganti colli e nasi lunghi delle sculture realizzate tra il 1911 e il 1912, per puntare ad uno stile nuovo e altrettanto originale che ritroveremo nelle tele postume rispetto al periodo che lo videro preso dalla scultura, diciamo dai primi ritratti a Beatrice Hastings, in poi. Tutto questo ci porta a supporre che la Testa di donna del LaM possa essere stata l'ultima scultura realizzata a Parigi dall'artista (tra il 1912-13) e la pietra con cui è stata realizzata (dal catalogo sembra si tratti di marmo di Carrara) favorisce questa ipotesi. Come è noto Modigliani partirà nell'aprile del 1913 per l'ultimo viaggio in Italia con l'intenzione di "fare tutto nel marmo", un desiderio manifestato nella lettera che scriverà da Livorno a Paul Alexandre il 23 aprile 1913, cogliendo l'occasione per chiedergli di "andare dal serbo-croato [Brancusi] a prendere la testa per portarla in av. Malakoff e custodirgliela". Che si tratti di questa? Paul Alexandre non menziona la testa a cui l'amico faceva riferimento, per cui, anche in questo caso, tutto è possibile, tra cui un'ipotesi che sicuramente risulterà ancora più azzardata. Come già detto, Modigliani si misura con la scultura in marmo a Pietrasanta nel 1902 e da quel momento in poi cade inesorabilmente il sipario sulla sua attività di scultore fino a Parigi e le sue sculture, fatta eccezione per la testa di cui si parla, saranno scolpite su arenaria e su roccia calcarea, due tipi di pietre il cui pulviscolo rimane decisamente meno in sospensione rispetto al marmo. Ovviamente il riferimento è ai noti problemi polmonari di Modigliani e questa teoria, che come altre non potrà mai essere confermata, ci fornirebbe una ragione valida per cui non abbiamo più notizie legate all'interesse dell'artista verso la scultura dal 1902 al 1908-09, ma anche il motivo per cui nel 1913, dopo aver realizzato la bellissima Testa di donna del LaM, abbia provato, questa volta da scultore esperto, a scolpire quello stesso marmo che da giovinetto gli causò - questo è ciò che proviamo a supporre - dei problemi alla respirazione tanto da fargli abbandonare la speranza di continuare la pratica scultorea fino al suo incontro con Brancusi.
Tra queste ultime sculture di cui abbiamo parlato fino ad ora e le prime, che tratteremo in seguito, si collocano 3 Teste di donna scolpite tra il 1911 e il 1912. Ciò che unisce queste tre opere e che suggerisce quindi di presentarle insieme è il richiamo all'arte arcaica e orientale, in modo particolare per la curvatura delle labbra che la Testa di donna dell' Harvard Art Museums/Fogg Museum, la Testa di donna (con chignon) in collezione Merzbacher Kunststiftung e la Testa di donna custodita al MNAM (Musée National d'Art Moderne – Centre Georges Pompidou), hanno come fattore comune e che rievocano, appunto, quei sorrisi ieratici, arcaici delle statue greche.
Questo corpus di tre opere vengono sicuramente precedute dalla piccola Testa proveniente dalla collezione Paul Guillaume che, dopo vari passaggi di proprietà, venne acquistata negli anni '60 da Herbert Singer per poi finire in asta da Sotheby's il 5 febbraio 2007 ed essere acquistata, ad una cifra deludente per un'opera di Modigliani, dalla Colección Abelló di Madrid. La datazione di questa piccola scultura che ricorda la Danaide di Brancusi intagliata nel 1908, come detto in precedenza, non può che essere antecedente al corpus delle tre Teste di donna sopracitate da cui la distanza appare abbastanza evidente, si ipotizza quindi che sia stata elaborata intorno al 1910.
Siamo quindi arrivati a parlare delle prime teste eseguite da Modigliani e lo faremo, come sempre, tenendo conto del fattore imprescindibile del valore estetico e del periodo in cui alcune di queste teste si collocano. Ricapitolando, ci rimangono 9 teste di cui 3 facenti parte dello stesso contesto e realizzate con sicurezza a Livorno nel 1909. Da questo elenco iniziamo intanto a togliere le sculture che palesano un passo in avanti rispetto alle altre, come la Testa in collezione privata (precedentemente di proprietà Perls Galleries, New York) e la Testa passata all'asta da Christie's il 13 maggio 2019. La prima Testa presenta delle forti analogie con la testa del Kimbell Art Museum tanto da far supporre che quest'ultima possa considerarsi come un nuovo tentativo di perfezionamento della prima. Va da sé che la testa in questione non può che essere stata scolpita antecedentemente anche rispetto alle teste immortalate nella foto dell'atelier Cardoso. La testa passata all'asta da Christie's, invece, presenta delle vistose affinità con la testa dispersa che compare nella foto scattata nell'atelier del pittore portoghese, come la trattazione della capigliatura, il comune taglio nella parte inferiore degli occhi e la stessa conformazione del naso e della bocca. Questo porta a supporre che anch'essa dovrebbe essere stata realizzata tra il 1910 e il 1911.
Le rimanenti teste presentano delle caratteristiche primitive riconducibili all'attività di Brancusi nel biennio che va dal 1907 ai primi mesi del 1909, ma anche degli impacci che non si palesano nelle altre sculture trattate fino ad ora. Nella Testa di donna del Musée national d'Art moderne (MNAM), Centre Georges Pompidou (Paris) lo stile primitivista appare meno evidente rispetto alle altre di cui parleremo anche se siamo chiaramente ancora in fase sperimentale, come confermato dalla presenza, sul retro di questa scultura, di un abbozzo di una figura incompiuta i cui tratti somatici ricordano quelli de la Saggezza della Terra di Brancusi elaborata nel 1908. Difficile dare una datazione a questa scultura, sicuramente, con tutta la fantasia possibile, non possiamo avanzare l'idea che possa essere stata scolpita oltre il 1910.
Siamo giunti alle sculture in cui le suggestioni primitive, dall'art nègre a quella orientale, soprattutto Khmer dell'antica Cambogia, si manifestano in maniera esplicita. La Testa oggi al Princeton University Art Museum di proprietà Henry & Rose Pearlman Foundation, mostra, per esempio, dei tratti brutali scalfiti da dei violenti e veloci colpi di scalpello che sembrano inflitti giusto ad accennare i tratti somatici del volto. Non avendo a disposizione foto antiche di questa scultura, non possiamo accettare l'ipotesi che sia stata ammaccata o deteriorata nel tempo, cosa che risulta difficile da prendere in considerazione vista anche la medesima lavorazione approssimativa e sbrigativa dei lati. Tutto ci porta a pensare ad un'opera realizzata intorno al 1910, cioè nel periodo in cui l'artista, nella scultura come nella pittura, stava indirizzando i suoi studi verso la ricerca dell'essenzialità e della semplificazione delle forme.
La Testa dell' Hirshhorn Museum and Sculpture Garden Collection di Washington D.C. presenta un ulteriore passo indietro rispetto alla Testa del Pinceston sebbene rimaniamo sempre in una fase di sperimentazione e di incompiutezza. La figura è scolpita, o per meglio dire sbozzata, partendo da una superficie piatta secondo la tecnica del bassorilievo; i lineamenti del viso sono lievemente accennati e l'ovale del volto, così come la zona del collo e della capigliatura, è stata trattata con uno scalpello a "gradina". La lavorazione di questa scultura risulta visibilmente sommaria, goffa, senza volumi, quindi priva di quella peculiarità distintiva di Modiglaini che ritroviamo in ogni sua rappresentazione artistica. Non a caso, per la facile esecuzione che suscita, è stata presa come modello dagli studenti livornesi per realizzare la loro "Modì 1" con l'intento, riuscitissimo, di confezionare uno scherzo micidiale che è passato alla storia come "la beffa del 1984". Eppure, questa Testa pubblicata per la prima volta in catalogo negli anni '50, viene incredibilmente datata tra 1911 e il 1912 cioè come il capolavoro della Tate.
Le uniche sculture che hanno una datazione accertata, sono anche le uniche presenti sul territorio italiano. Si tratta di tre teste scolpite nel 1909 (due di queste portano una datazione incisa) che facevano parte di un corpus di 5, di cui 2 rovinosamente scomparse in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. La storia di queste teste viene riportata in questa pagina; è parzialmente ricostruibile grazie agli articoli di giornali elencati in questa e, più dettagliatamente, è pubblicata nel volume edito da Sillabe Edizioni nel 2016 dal titolo "Amedeo Modigliani. Le pietre d'inciampo La storia delle vere teste di Modigliani". Le tre sculture furono autenticate da Carlo Pepi nel 1991, nel 1993 da James Beck, da Wayne Vesti Andersen e anche lo storico dell'arte Enzo Carli, tramite una lettera indirizzata a Carlo Pepi il 24 ottobre 1993, dichiarò di ritenere più che attendibile la paternità a Modigliani delle sculture in questione.
Invitato all'inaugurazione della mostra "Modigliani, dalla Collezione del Dott. Paul Alexandre" a Palazzo Grassi di Venezia nel 1993, Carlo Pepi individuò dei disegni che si adattavano perfettamente a queste sculture e che presentavano anch'esse delle caratteristiche inedite, come la forma del naso metà esagonale per la prima volta ideato da Modigliani; in particolare faceva presente che nella Testa β si notano addirittura le identiche curvature prospettiche, il medesimo profilo, la medesima asimmetria prospettica, i medesimi occhi, i medesimi scavi sulla fronte, la medesima proporzione nelle asimmetrie degli occhi e del volto, il medesimo sfasamento rispetto al piano orizzontale delle due diverse linee che passano dagli occhi, gli stessi ritmi e così via. Nel 2015 sono state analizzate scientificamente dal prof. Corrado Gratziu e Alessandra Moscato [Gra-Al-Lab], un lavoro che ha visto la collaborazione dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Sezione di Pisa. L'expertise sulle tre teste e la perizia grafologica eseguita dalla Valeria Zacconi nel 1991 sulle chiose a margine di un libro Settecentesco salvato insieme alle teste, il cui esito fu che si trattava della grafia di Modigliani, sono pubblicate nell'apparato documentale del libro edito da Sillabe.
Tra i moltissimi articoli concernenti queste sculture, quello pubblicato dalla storica dell'arte e scrittrice Gloria Fossi su Art e Dossier nel febbraio 2018 è, a parere di chi scrive, il più importante in assoluto. La storica dell’arte fiorentina si è recata a Londra per vedere e per recensire la mostra di Modigliani alla Tate Modern dove ha potuto ammirare dal vivo, tra le oltre cento opere esposte, 'Il Mendicante di Livorno' del 1909 - opera chiave rispetto alla storia che accompagna le tre teste livornesi - e nove sculture riunite dopo chissà quanti anni per il grande evento londinese. Tornata in Italia è nato in lei il desiderio di vedere le tre sculture e gli altri reperti salvati insieme ad esse e, al contempo, riesaminare quanto è stato scritto riguardo all'attività scultorea di Modigliani. Ne è venuto fuori un lavoro encomiabile, denso - se consideriamo i limiti di spazio - e assolutamente originale, visto che l'argomento è stato trattato dall'autrice in una maniera del tutto indipendente rispetto agli 'specialisti' che l'hanno preceduta. Link articolo di Art e Dossier febbraio 2018
Dalla qualificazione petrografica eseguita sulle tre pietre emerge un particolare importante sulla loro morfologia. In estrema sintesi, si tratta di tre litotipi (arenaria) provenienti dalla stessa facies metamorfica in cui si riconosce, appunto, la stessa sorgente di alimentazione, questo significa che le tre pietre sono arrivate a Livorno contemporaneamente.
La scultura più scura, più abbozzata, priva di basamento, sbrecciata sulla parte occipitale destra e parzialmente sul naso nell'estremità sinistra, è ricavata da una pietra originatasi in un ambiente asfittico: a questo è dovuto il suo colore tendente al nero e la maggiore durezza rispetto alle altre. E' probabile che per questa caratteristica morfologica della pietra non semplice da lavorare per l'alto rischio che possa spezzarsi, sia stata scolpita con uno scalpello a "subbia" (utensile usato solitamente per la sbozzatura del blocco), mentre, intorno al naso, notiamo lo stesso tipo di lavorazione della Testa in collezione Latner Art Collection di Toronto (ultima scultura di cui parleremo), mediante uno scalpello a gradina. Appare evidente in questa testa l'influenza delle maschere africane e del "brutalismo" di opere di Brancusi come Il Bacio e La Saggezza della Terra. Rispetto alle altre due risulta visibilmente più acerba, questo ci porta a dedurre che sia stata la prima ad essere scolpita, da qui il nome Testa α.
La Testa β, così denominata poiché molto probabilmente eseguita per seconda, è in arenaria molto più morbida rispetto alle altre ed è condotta ad un grado di lavorazione più avanzato rispetto alla prima, rilevando anche un risultato più convincente. Anch'essa senza collo sebbene munita di basamento, presenta ugualmente delle caratteristiche "primitive" del modello africano, ma a differenza della Testa α, si nota una definizione più raffinata della superficie dell'epidermide che appare, per la prima volta, accuratamente levigata. Per la prima volta vediamo inoltre realizzato da Modigliani quel motivo ornamentale sotto la fronte che ritroviamo in molti studi preparatori della raccolta Alexandre e che nelle sculture postume assumerà l'aspetto della classica frangia. La notevole duttilità della pietra ha senz'altro favorito l'opportunità per nuove soluzioni, dalla risoluzione dei volumi, agli aspetti decorativi che iniziano a ritagliarsi un ruolo importante nella costruzione dell'opera.
Anche la terza testa si presenta senza basamento fin dall'origine, poiché non si ravvedano segni di danneggiamento. Realizzata su una bellissima arenaria chiara lievemente rosata, non può che essere stata scolpita per ultima, per questo viene denominata Testa γ. L'ulteriore passo avanti rispetto alle altre risulta inconfutabile; una progressione stilistica in direzione di quelle scelte espressive che saranno elaborate nelle sculture intagliate tra il 1911 e il 1912: le proporzioni del naso si sono allungate, vengono accentuati gli aspetti decorativi, mentre gli occhi, per la prima volta, risultano leggermente asimmetrici donando a quest'opera quello sguardo misterioso ed enigmatico che ritroviamo in alcune sculture realizzate negli anni successivi. Sia detto: qualsiasi tipo di raffronto con le sculture postume risulta ancora azzardato, del resto, il superamento del primitivismo duro e puro, rimane ancora allo stato di promessa. Anche in questo caso, come per la Testa β, la durezza [media] della pietra ha inciso in maniera importante sul completamento dell'opera: si nota una maggiore sicurezza con i "ferri del mestiere" attraverso una combinazione degli utensili usati per realizzare le due teste precedenti, appare inoltre accentuata la lavorazione dei lineamenti del volto e dell'arcata sopraciliare con la stessa tecnica usata nelle altre due. Sia su questa scultura che nella Testa β sono presenti dei simboli Cabalistico - Alchemici di difficile interpretazione che ritroviamo in diverse opere di Modigliani.
Rimane soltanto una testa, quella di proprietà Latner Art Collection di Toronto che dovrebbe essere la prima scolpita da Modigliani a Parigi. Questa ipotesi trova spiegazione nell'uso dello scalpello utilizzato in posizione verticale con la volontà di ricavare una sagoma "scavando" e non smussando la pietra (stessa tecnica che ravvisiamo nella realizzazione della Testa dell' Hirshhorn Museum and Sculpture Garden Collection di Washington D.C.), il che porta a pensare ad uno scultore neofita, senza una chiara idea di ciò che intende realizzare: i colpi inflitti senza una logica precisa sul lato destro di questa testa, sembrano indicare, appunto, uno scultore che sta cercando di prendere dimestichezza con lo scalpello e con la potenza giusta da imprimere su di esso per raggiungere il risultato sperato. Questa Testa viene collocata tra il 1911 e il 1912, ossia negli anni in cui Modigliani ha ultimato i suoi capolavori più celebri, altra dimostrazione che, riguardo alla scultura, il fattore estetico, contestuale, ma anche documentale (stiamo parlando di un'opera scarsamente documentata se non per essere stata inclusa nel canone Ceroni), risultano elementi insufficientemente presi considerazione dalla critica ma che al contrario, insieme ai continui spostamenti tra Montmartre e Montparnasse (come scrisse Jeanne Modigliani) e alla discontinua carriera di scultore di Modigliani, sono alla base delle maggiori incomprensioni riguardo al «periodo» in cui l'artista ha scolpito e sulla cronologia delle singole opere.
In basso vengono riportate le sculture di Modigliani secondo un ordine cronologico derivante dalle considerazioni sviluppate in questa pagina. Non si tratta di uno studio che ha la pretesa di voler giungere a delle conclusioni diverse o più verosimili rispetto a quelle espresse da altri, al contrario, l'intento di questa pagina e di questo sito più in generale è quello di offrire a studiosi e appassionati nuovi spunti di riflessione per altri approfondimenti, altre considerazioni e nuovi studi.
N° I
1908 - 1909
Testa / Tête / Head
Pietra / Pierre / Stone
size: 73.7×23×31 cm
Latner Art Collection, Toronto
N° II
1909
Testa / Tête / Head
Pietra arenaria / Grès / Sandstone
size: 34.7×19.5 cm
weight: 20 kg
Collezione privata / Collection privée / Private collection
N° III
1909
Testa / Tête / Head
Pietra arenaria / Grès / Sandstone
size: 63×22×26.5 cm
weight: 54 kg
Collezione privata / Collection privée / Private collection
N° IV
1909
Testa / Tête / Head
Pietra arenaria / Grès / Sandstone
altezza / hauteur / height: 54.2 cm
weight: 31.4 kg
Collezione privata / Collection privée / Private collection
N° V
1909 - 1910
Testa / Tête / Head
Pietra / Pierre / Stone
size: 49.5×18.4×22.8 cm
Hirshhorn Museum and Sculpture Garden Collection, Smithsonian Institution, Washington D.C.
Provenance:
G. Hyordey, Paris, by 1951 (as documented in Descargues)
Curt Valentin Gallery, New York, to 1955
Joseph H. Hirshhorn, New York, 1955-17 May 1966
Gift of Joseph H. Hirshhorn, 1966
N° VI
1910 ca
Testa / Tête / Head
Calcare / Pierre calcaire / Limestone
size: 41.8×12.5×17.0 cm
The Henry & Rose Pearlman Foundation
Provenance: [Leopold Zborowski (1889–1932), Paris]. Private Collection, London. Mrs. Cornelius J. [Mary Quinn] Sullivan (1877–1939), by Dec. 1937, sold at auction, Paintings, Drawings, Sculptures, Prints by Modern Artists…The Entire Collection of Mrs. Cornelius J. Sullivan, Parke-Bernet, New York, 6–7 Dec. 1939, lot 66 [Fine Arts Associates (Otto Gerson), New York, by 1950]; sold to Henry Pearlman, by Oct. 1954; Henry and Rose Pearlman Foundation, by 1959.
N° VII
1910 ca
Testa di donna / Tête de femme / Head of woman
Pietra / Pierre / Stone
size: 47×25×30 cm
Musée national d'Art moderne (MNAM), Centre Georges Pompidou (Paris)
N° VIII
1910 - 1911
Testa di donna / Tête de femme / Head of woman
Pietra / Pierre / Stone
size: 23.5×29×23
Colección Abelló, Madrid
Provenance:
Paul Guillaume, Paris
Corbelline Collection, Paris
A. Kleinmann, Paris
Ernest de Frenne, Paris
Paul Martin, Paris (President of the Comité Professionnel des Galeries d'Art; acquired from the above in July 1941; until at least 1948)
Otto Gerson Gallery, Inc., New York
Herbert Singer, New York (acquired from the above on 29th March 1961)
Thence by descent
N°IX
1910 - 1911
Testa / Tête / Head
Pietra / Pierre / Stone
altezza / hauteur / height: 45 cm
Collezione privata / Collection privée / Private collection
N° X
1910 - 1911
Testa / Tête / Head
Pietra arenaria / Grès / Sandstone
altezza / hauteur / height: 51 cm
Collezione privata / Collection privée / Private collection
Provenance : Private collection, Paris.
Anon. sale, Maître E. Ader, Palais Galliera, Paris, 12 December 1962, lot 18.
Private collection, France.
Galerie Beyeler, Basel (acquired from the above, 1964).
Sir Edward and Lady Hulton, London (acquired from the above, 20 October 1964).
Marlborough Gallery, London (acquired from the above, 1981).
Private collection, Switzerland (acquired from the above, 1981 and until 2010).
Thomas Gibson Fine Art, Ltd., London.
Acquired from the above by the present owner, 2010.
N° XI
1910 - 1911
Testa di donna / Tête de femme / Head of woman
Pietra arenaria / Grès / Sandstone
altezza / hauteur / height: 66 cm
Collezione privata / Collection privée / Private collection
N° XIII
1910 - 1911
Testa / Tête / Head
Pietra arenaria / Grès / Sandstone
size: 50×17.5×25.6 cm
Collezione privata / Collection privée / Private collection
N° XIV
1911 ca
Testa di donna (con chignon) / Tête de femme (au chignon) / woman's head (with chignon)
Pietra arenaria / Grès / Sandstone
size: 57.2×21.9×23.5 cm
Merzbacher Kunststiftung Collection
N° XV
1911
Testa di donna / Tête de femme / Woman's head
Pietra / Pierre / Stone
size: 39.4×31.1×18.7 cm
Harvard Art Museums/Fogg Museum, Gift of Lois Orswell
N° XVI
1911 - 1912
Testa di donna / Tête de femme / Woman's Head
Calcare (Pietra bionda Euville) / Pierre Calcaire (Pierre blonde d’Euville) / Limestone (Euville stone)
size: 58×12×16 cm
MNAM (Musée National d'Art Moderne – Centre Georges Pompidou) - Paris
N° XVII
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Calcare / Pierre calcaire / Limestone
size: 64.8×19.1×22.9 cm
The Barnes Foundation, Merino Station, Philadelphia
N° XVIII
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Calcare / Pierre calcaire / Limestone
size: 65.4×17.1×21.3 cm
Minneapolis Institute of Art (gift of Mr. and Mrs. John Cowles)
N° XIV
1911 - 1912
Testa di donna / Tête de femme / Woman's head
Calcare / Pierre calcaire / Limestone
size: 65.2×19×24.8 cm
National Gallery of Art, Washington, D.C. (Collezione Chester Dale)
Provenance: Possibly (sale, Hôtel Drouot, Paris, 15 June 1927).[1] (Paul Guillaume); sold April 1928 to Chester Dale [1883-1962], New York; bequest 1963 to NGA.
[1] The Chester Dale papers say this sculpture was in the Hotel Drouot Sale of 15 June 1927. However, according to an undated memo by David Rust in the curatorial file, the reproduction of the sculpture that appears in the 1927 sale catalogue is not this work.
N° XX
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Pietra / Pierre / Stone
size: 64×15 cm
Staatliche Kunsthalle Karlsruhe
N° XXI
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Calcare / Pierre Calcaire / Limestone
size: 52.4×24.8×37.5 cm
weight: 51 kg
Kimbell Art Museum
Provenance: Presumably Lucien Lefebvre-Foinet, Paris; Maurice Lefebvre-Foinet, Paris [1902-1984] (Curt Valentin Gallery, New York), 1951; purchased by Mr. Morton D. May [1914-1983], St. Louis, 1953; purchased by (M. Knoedler & Co., New York), 1962; purchased by Ted and Lucile Weiner, Fort Worth and Palm Springs, 1963; their daughter Gwendolyn Weiner; acquired by the Kimbell Art Foundation, Fort Worth, 2017, gift in honor of Ted and Lucile Weiner by their daughter Gwendolyn
N° XXII
1911 - 1912
Testa di donna / Tête de femme / Woman's head
Calcare / Pierre calcaire / Limestone
size: 70.5×23.5×16.5 cm
Philadelphia Museum of Art (Gift of Mrs. Maurice J. Speiser in memory of her husband, 1950)
Provenance: With Paul Guillaume, Paris; sold to Maurice J. Speiser (1880-1948), Philadelphia and New York, 1925, until 1944 [1]; Speiser sale, Parke-Bernet, New York, January 26-27, 1944, lot no. 85 (illus.); sold to Philip C. Boyer (dealer), New York [2]. Martha Glazer Speiser (Mrs. Maurice J. Speiser) (d. 1968), Philadelphia, after 1944 to 1950 [3]; gift to PMA, 1950. 1. According to a note on the registrar file card, the sculpture was purchased from Paul Guillaume in 1925. Speiser is listed as the owner in Maud Dale, Modigliani, New York, 1929. On Speiser and his wife Martha see R. Sturgis Ingersoll, Henry McCarter, Cambridge, MA, 1944, p. 73. 2. Art Digest, February 15, 1944, p. 22, lists the sculpture as having been bought by dealer Philip C. Boyer, owner of a New York gallery. 3. Mrs. Speiser had apparently reacquired the work or merely had it on consignment to Boyer, as she donated it to the PMA in 1950.
N° XXIII
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Pietra / Pierre / Stone
altezza / hauteur / height: 73 cm
Collezione privata / Collection privée / Private collection
Provenance: Augustus John, Hampshire & London (acquired from the artist in 1912)
Arthur Tooth & Sons, London (acquired from the above in 1955)
Hanover Gallery, London (acquired from the above in 1956)
Private Collection, Europe (acquired from the above in 1956)
Acquired from the above
N° XXIV
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Calcare / Pierre Calcaire / Limestone
altezza / hauteur / height: 64 cm
Collezione privata / Collection privée / Private collection
Provenance. Atelier de l'artiste, Paris.
Probablement Galerie Paul Guillaume, Paris.
Raymond Mayer, Paris; vente, Me Bellier, Paris, 15 juin 1927, lot 67. Gaston Lévy, Paris (acquis au cours de cette vente).
Andrée Lévy, Paris (par descendance).
Puis par descendance au propriétaire actuel.
N° XXV
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Calcare / Pierre calcaire / Limestone
size: 56.5×12.7×37.4 cm
Museum of Modern Art, New York (MoMa) - Gift of Abby Aldrich Rockefeller in memory of Mrs. Cornelius J. Sullivan
N° XXVI
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Calcare / Pierre Calcaire / Limestone
size: 71.8×18.4×20.6 cm
Solomon R. Guggenheim Museum, New York
N° XVIII
1911 - 1912
Testa / Tête / Head
Calcare / Pierre Calcaire / Limestone
size: 63.5×12.5×35 cm
Tate Modern London
N° XXIX
1912
Nudo in piedi / Nu debout / Standing nude
Calcare / Pierre calcaire / Limestone
size: 162.8×33.2×29.6 cm
National Gallery of Australia, Canberra
Provenance: with François Reichenbach, Paris; Jacques Guérin, Paris; Jacques Lindon, New York; Gustav Schindler, New York, in 1951, through Curt Valentin Gallery, New York; with Gaston T. de Havenon, New York; from whom bought by the Australian National Gallery, February 1976
N° XXX
1912
Cariatide / caryatide / Caryatid
Calcare / Grès / Limestone
size: 92.1×41.6×42.9 cm
Museum of Modern Art, New York (MoMa)
N° XXXI
1912 - 1913
Testa di donna / Tête de femme / head of woman
marmo bianco / marbre blanc / white marble
size: 50.8×15.5×23.51 cm
LaM - Lille Métropole Musée d'art moderne, d'art contemporain et d'art brut.
Provenance: Paul Guillaume, Parigi (Francia) - 1979: MASUREL Jean, Parigi (Francia)
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